Bartolomeo Vanzetti nacque il 11 giugno 1888 a Villafalletto, una piccola città nella provincia di Cuneo, Piemonte, Italia. Cresciuto in una famiglia di pescatori e contadini, ebbe un’educazione modesta ma si dimostrò presto sensibile alle questioni sociali.
Vanzetti fu il più giovane di cinque fratelli in una famiglia dove il lavoro duro e la solidarietà erano valori fondamentali. La difficile realtà economica del Nord Italia post-industrializzazione influenzò profondamente la sua percezione delle disparità sociali.
Spinto dalla speranza di trovare migliori condizioni di vita e dal desiderio di evitare il servizio militare, Vanzetti emigrò negli Stati Uniti nel 1908, arrivando a Ellis Island e poi stabilendosi in Massachusetts.
Nei primi anni negli Stati Uniti, Vanzetti svolse diversi lavori manuali, tra cui il lavapiatti e l’operaio. Queste esperienze, unitamente alla difficile integrazione nella società americana, rafforzarono il suo impegno per i diritti dei lavoratori.
Vanzetti fu influenzato dall’oppressione osservata nei confronti della classe lavoratrice e dalle idee anarchiche che circolavano nelle comunità di immigrati. Trovò nell’anarchismo un veicolo per esprimere il suo dissenso e la sua speranza in una società più giusta.
Nonostante fosse più riflessivo e meno incline all’attivismo diretto rispetto a Sacco, Vanzetti si impegnò nella diffusione delle idee anarchiche, partecipando a riunioni e eventi, e divenne una figura rispettata all’interno della comunità.
Vanzetti fu arrestato insieme a Nicola Sacco per il sospetto coinvolgimento nella rapina a mano armata e nell’omicidio di due uomini a South Braintree. La loro colpevolezza fu subito messa in dubbio da ampie parti della comunità.
Il processo contro Sacco e Vanzetti fu criticato per le sue molte irregolarità e per l’evidente pregiudizio contro di loro dovuto all’origine immigrata e alle idee politiche. Vanzetti, in particolare, fu descritto come particolarmente colpito dalle accuse e dalla dura realtà della prigionia.
Le vite di Sacco e Vanzetti si intrecciarono tragicamente nel corso del loro processo e della loro condanna. Entrambi divennero simboli della lotta contro l’ingiustizia e per i diritti civili, unendo per sempre le loro storie nella memoria collettiva.
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