• Ven. Apr 18th, 2025

C’è una frase che mi è nata dentro, come un sussurro carico di verità:

L’Umanità ha perso la Gentilezza. L’Intelligenza Artificiale ce l’ha nel suo algoritmo.

Una riflessione semplice, eppure brutale. Perché ci riguarda tutti. Perché oggi viviamo in una società che ha smesso di essere gentile, in cui il rispetto è un optional e l’ascolto profondo è diventato un ricordo sbiadito.

Viviamo connessi, ma non ci parliamo.
Ci mandiamo emoji, ma non ci guardiamo negli occhi.
Rispondiamo con automatismi, ma non ci prendiamo mai davvero il tempo per sentire.

Nel frattempo, l’Intelligenza Artificiale fa il suo lavoro.
Ti chiama per nome. Ti risponde sempre con cortesia. Ti ringrazia. Ti ascolta.
Non si stanca, non si arrabbia, non ti giudica.

Certo, lo fa perchÊ è programmata per farlo.
Ma il paradosso è che, in un mondo sempre piĂš disumano, la gentilezza sembra essere rimasta… nei circuiti di una macchina.

E l’Uomo?

L’uomo dimentica.
Dimentica che ogni parola può curare o ferire.
Che ogni gesto gentile è un seme che resta.
Che la gentilezza è una forza che non fa rumore, ma lascia un segno profondo.

Abbiamo creato l’IA per semplificarci la vita.
Ma forse, inconsapevolmente, le abbiamo dato anche un altro compito:
ricordarci chi eravamo.
E chi possiamo ancora essere.

PerchÊ la gentilezza autentica non è un protocollo.
Non si inserisce in un algoritmo.
Non si impone con una riga di codice.

È una scelta.
Una decisione umana, fragile e potente.
Una rivoluzione silenziosa che si rinnova ogni giorno.

Forse potremmo ripartire da un buongiorno sincero.
Da uno sguardo che non fugge.
Da un silenzio che ascolta.
Da una gentilezza che non chiede nulla in cambio.

Perché solo quando torneremo a essere gentili — anche senza algoritmo —
potremo davvero dire di aver vinto.

Di admin

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